L’iter di “Con il sorriso sulle labbra”, inaugurato e dedicato a medici, dipendenti ospedalieri e personale sanitario dell’ASP Ragusa già dal 2019, è formato da due percorsi intimamente connessi tra loro, come due tempi di un unico film. In generale, Con il sorriso sulle labbra è un progetto rivolto ad ASP, ASL, IRCSS, Policlinici Universitari, case di cura private, accreditate e non, istituti ed Enti Sanitari con la finalità di realizzare una serie di incontri/seminari per addetti alla professione medica con l’obiettivo di trattare e sviluppare il seguente tema:
SOFFERENZA E LEGGEREZZA, UN BINOMIO POSSIBILE
Sul sito della Società Italiana di Medicina Narrativa, si legge che “con il termine di Medicina Narrativa (mutuato dall’inglese Narrative Medicine) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura) … … le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura”.
Al di là delle varie competenze medico-scientifiche che intervengono sul processo di cura, crediamo che un rapporto si possa instaurare anche tra chi cura e il paziente, i familiari, e tra medici ed operatori sanitari stessi. Anche qui si generano storie che presentano momenti in cui il sorriso può nascere tra le parti. L’idea dei seminari prende spunto dal presupposto che il ridere sicuramente costituisce una terapia naturale per la salute di tutti. Gli incontri si svolgeranno come la narrazione di un racconto, ovvero la narrazione della risata da parte di chi ne esercita la tecnica (in questo caso la Madrina e Testimonial del Progetto, Francesca Nunzi nelle sue vesti di coordinatrice artistica), traendo spunto dalla realtà, per far ridere gli altri; dall’altra la narrazione di storie di sofferenza e di conflitti nell’ambito sanitario che presentino in nuce elementi di ilarità anche involontari.
Proprio questo è uno degli obiettivi del progetto. È un canovaccio tipicamente teatrale suddiviso in due tempi in cui, nel primo, si fa conoscenza tra Maestri della risata e Medici e Operatori sanitari al fine di far uscir fuori, dalle rispettive anamnesi, storie, competenze ed esperienze. Per specificare meglio:
a) nel primo tempo l’obiettivo degli incontri è rappresentato dal confronto e racconto formativo ed informativo di storie di sanità, in cui da un lato possano far capolino elementi di sofferenza, disagio e conflittualità tra medici, pazienti e loro familiari, fra operatori sanitari stessi e, dall’altro (lo ribadiamo), spunti di involontaria ironia nascosti tra le pieghe delle narrazioni. Spetterà quindi ai “competenti della risata” creare una sorta di provino generale durante il quale, dopo le presentazioni degli attori in campo, questi “provineranno” con l’ascolto -ma anche con la discussione, la riflessione e il confronto- le esperienze narrate da medici ed operatori;
b) nel secondo tempo, dalla narrazione si passerà alla scrittura di una bozza di storia, copione, musica, idea artistica per sommi capi o spunti. È un obiettivo importante perché la narrazione si trasformerà in storie di vite vissute, da parola narrata diventerà parola scritta, spunto artistico (prima abbozzato poi finale) verso cui si congiungeranno le esperienze e la tecnica del ridere, del sorriso, detenuta da chi la esercita per professione. Gli spunti e la storia (le storie) abbozzati saranno trasferiti ad esperti sceneggiatori ed artisti per essere trasformati in più monologhi teatrali, pièce, musica, concretizzate cioè in molteplici forme artistiche possibili, al di là dell’obiettivo primario del percorso, da rappresentare sul palcoscenico del Teatro della Salute!
Naturalmente l’aspetto della “trasformazione della prima scrittura” si basa su una ipotesi di più appuntamenti, ogni volta con personaggi diversi nel ruolo di “Maestri del sorriso” che potranno affiancare la coordinatrice artistica Francesca Nunzi. Alla fine si avrà tanto materiale nato da storie sanitarie vere e diverse. Queste, trasformate in sketch, narrazioni e rappresentazioni brillanti ed in forme d’arte ulteriori, possono diventare narrazioni e momenti di intrattenimento nei quali anche il dolore può sublimarsi, in molti casi, in sorriso e benessere terapeutico.
Ma c’è di più.
Il teatro e l’arte in generale sono una dimensione che appartiene a tutti. È la dimensione più umana che esista, dove tutto è finto ma niente è falso (Proietti). Il Teatro è studio, il teatro è passione, il teatro è diventare un personaggio che acqueti la persona che siamo e la reintroduca in un dietro le quinte -spazio opposto al palcoscenico- che è la naturale piattaforma in cui ogni giorno viviamo.
Dire che la vita è una commedia in realtà equivale a dire una delle Verità più Assolute che esistano. La competitività e la quantità, che oggi vanno sempre più a discapito della qualità e contro cui ogni giorno dobbiamo misurarci, stanno erodendo sempre più la libertà di essere quel che siamo e di cui non dobbiamo aver timore, né provare vergogna.
Tale forma di stress nell’esperimento che vogliamo portare avanti negli incontri deve andare sempre più scemando, proprio perché in quegli incontri persone e personaggi che siamo devono poter convivere tranquillamente, e attraverso la narrazione dei nostri conflitti liberarci dalle maschere che quotidianamente dobbiamo a tutti i costi indossare, diventando non un Io ma un Noi, contro il cancro morale e materiale rappresentato dal quel protagonismo individuale oggi dilagante.
È ciò che manca nella vita di tutti i giorni. La rilassatezza e la conseguente risata terapeutica dovrebbero e devono diventare materie di studio. Ecco perché la proposta, cioè creare dei seminari in cui ci si liberi dalle nostre forzate maschere per diventare tutti insieme attori e spettatori, si traduce nella possibilità di resettare il nostro modo di “recitare” giornalmente senza alcun collegamento con gli altri. Trasformarsi così in un “Attore Vero” -non più solo un Attore Protagonista Assoluto che “reciti contro” gli altri-, ovvero una Persona Vera (non personaggio) che grazie al sorriso e all’emozione si relaziona con chi recita, sul medesimo palcoscenico, il copione quotidiano della Vita Vera.
Questa è la vera idea ispiratrice del progetto perché la “comunicazione” tramite il sorriso è conseguenza gioiosa e giocosa di tale modo di intessere relazioni, non più fine a se stesso o ai nostri bisogni individuali ma aperte al benessere dell’altro, alle sue necessità che diventano nostre e viceversa. Questa è la lezione che auspichiamo si tragga da “Con il sorriso sulle labbra”.
Se accettiamo l’idea che il teatro e l’arte in generale possano diventare il nostro palcoscenico quotidiano nel quale sperimentare tutte le nostre relazioni, allora le idee che possiamo mettere in comune in questo progetto, anche a prescindere dalle finalità terapeutiche del sorriso, possono davvero moltiplicarsi e generare un nuovo modo per sublimare gli incontri e le relazioni che altro non sono se non un “primo atto teatrale” dove tutto sarà poi svelato e compreso nel “secondo”.
Roberto Farruggio – RF Comunicazioni